Umberto Branchini, re dei manager

Sono veramente pochi coloro che, senza avere avuto una carriera come pugili, hanno fatto ingresso nella Hall of Fame del boxing, ultimo arrivato Sylvester Stallone per il ruolo di Rocky Balboa nella celebre saga cinematografica (2011). Tra loro figurano ben tre italiani: il manager Giuseppe Ballarati (autore della notissima Bibbia del Pugilato), il giornalista e organizzatore Rodolfo Sabbatini nonché il promoter e manager Umberto Branchini.

Personalmente, al fine di completare un poker d’assi tutto tricolore, avrei aggiunto anche il bolognese Bruno Amaduzzi, manager di Nino Benvenuti, personaggio troppo spesso sottovalutato, come sovente accade ai grandi. A lui si deve infatti – proprio 50 anni or sono – uno dei gesti più umani, tempestivi e provvidenziali nella storia del pugilato: il getto dell’asciugamano con cui salvaguardò l’integrità di Nino Benvenuti nel secondo match con Carlos Monzon (Montecarlo, 8 maggio 1971). Come ebbe a scrivere una grande penna della boxe, Giuseppe Signori, «tutti gli dobbiamo gratitudine, a cominciare da Nino Benvenuti».

Nel predetto poker la carta più in consonanza con i nostri territori, l’asso nella manica, è senza dubbio Umberto Branchini (Modena 1914, Milano 1997), radici profonde a Sant’Agata Bolognese, tanto da essere sepolto nel locale Cimitero, non lontano da Nilla Pizzi (1919-2011), regina della canzone italiana. Grazie all’Ufficio Anagrafe del Comune e soprattutto alle precise coordinate segnalate dall’Ingegner Carlo Alberto Cenacchi di Virgilio Srl (società di gestione dei servizi cimiteriali) abbiamo potuto rendere omaggio, oltre che a Nilla Pizzi, anche ad Umberto Branchini presso la tomba di famiglia (arcata 9-11 sud, posto 3b).

Umberto Branchini, milanese d’adozione, non ha mai dimenticato le terre d’origine e spesso ha seminato a piene mani il proprio credo pugilistico nelle palestre locali. Innumerevoli i pugili della sua colonia che ha portato al successo, alla rinfusa ricordiamo Damiani, Zanon, i fratelli Stecca, Rocky Mattioli, Burruni, Udella ecc. Complessivamente lo score conta undici campioni del mondo, quarantatré campioni europei, campioni italiani a non finire.

Nello specifico non possiamo certo dimenticare i fasti della Boxe Crevalcore del famoso maestro Alfredo Barbieri. Sotto l’egida e con i colori della sua scuderia, Umberto Branchini accompagnò la carriera del colosso di Ravarino Claudio Cassanelli, che da dilettante aveva domato anche lo stesso Damiani. In un drammatico match sul ring di Trapani (25 febbraio 1983) Cassanelli sfiorò il titolo italiano dei pesi massimi contro il romagnolo Laghi. Molti addetti ai lavori (io compreso) videro la vittoria di Cassanelli, che tuttavia primeggerà nel match più difficile: entrato in coma dopo l’incontro saprà rialzarsi con grande caparbietà, riprendendo in mano la sua vita.  

La Boxe Crevalcore è stata crocevia di tanti altri personaggi, anche del mondo dello spettacolo. È il caso di Ivano Manservisi, patron del Carnevale di Cento, che proprio col maestro Barbieri affinò una buona tecnica pugilistica e che avrebbe dovuto affrontare nientemeno che il roccioso peso massimo Bo di Colorno, quest’ultimo poi passato al professionismo.  

E ai fratelli Seganti vogliamo accennarne? Magari in pochi ricordano le loro gesta sportive, ma furono pugili molto promettenti, il più tecnico e stilista di loro – Paolo Seganti (classe 1965) – è poi salito con autorevolezza sul ring in celluloide, partecipando a film che rimarranno nella storia del cinema (è lui a impersonare Johnny Stompanato nel celebre L.A. Confidential diretto da Curtis Hanson). D’altra parte Umberto Branchini, oltre che al mondo dell’ippica (come dimenticare lo sponsor Totip), è stato sempre vicino al mondo del cinema, ha lavorato con Rossellini ed è stato aiuto regista in gioventù.  

Manager attento, promoter accurato, Umberto Branchini fa parte di quella schiera di personaggi (assieme a Nilla Pizzi, Enzo Ferrari, Ferruccio Lamborghini ecc.) che ci rendono orgogliosi di essere emiliani. Le cene con lui e con il maestro Alfredo Barbieri, dissertando di boxe per davvero, mi mancano molto.

Rubrica Polvere di Stelle di Alberto Alvoni

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